top of page
Immagine del redattoredr. Simone Iannone

TRA ABBONDANZA E FAME


La diffusa industria agro-alimentare, negli anni, ha introdotto nuovi prodotti sul mercato e con il supporto di capillari campagne pubblicitarie ha creato nuovi bisogni alimentari. Tutte queste novità, hanno profondamente modificato il modo di alimentarsi in diverse aree del mondo che ad oggi possiamo definire “del benessere”.


Sono 10 aziende multinazionali gli attuali padroni del cibo, con fatturati da miliardi di dollari. Dalla Nestlè alla Unilever, dalla Mondelez (ex Kraft) alla Coca Cola, dalla Danone alla Mars, per citare le maggiori. Esse controllano le più importanti materie prime e con 500 marchi il 70% dei piatti preparati nel pianeta. In Italia emergono con fatturati largamente inferiori ma superiori al miliardo di euro, la Ferrero, il gruppo Cremonini, la Parmalat, Amadori, Lavazza. Dal momento che queste aziende operano sul mercato globale sono necessari quantitativi enormi di materia prima, pertanto, l’agricoltura di interi paesi dell’America del Sud, dell’Africa e dell’Asia, in condizioni economiche deficitarie, è via via condizionata o totalmente asservita a soddisfare questi bisogni, mentre, come conseguenza delle penetranti campagne di marketing, piatti, gusti e sapori vengono omologati emarginando le cucine locali. La presenza delle multinazionali alimentari con i loro specifici interessi e le loro forti capacità di penetrazione nei mercati, rappresenta uno dei massimi problemi per l’alimentazione mondiale.

La rapida crescita del consumo di carne impatta fortemente sull’ ambiente e sugli equilibri economici del pianeta. Tale consumo pro capite in Italia è di 79 kg all'anno, contro i 109,8 kg dei danesi, i 101 kg dei portoghesi, i 99,5 degli spagnoli, gli 85,8 dei francesi e gli 86 dei tedeschi. Nel 2018, il "consumatore tipo" americano ha consumato 222,2 kg di carne (bianca o rossa). Il consumo medio di carne in Etiopia e di 7 kg all'anno a persona, in Ruanda di 8, in Nigeria di 9: 10 volte più basso rispetto all'Europa.

Seneca faceva notare che tra i mangiatori di carne si trovano i tiranni, gli organizzatori di eccidi e di faide e di guerre fratricide, i mandanti di assassini, gli schiavisti, mentre coloro che si nutrono dei frutti della terra sono caratterizzati da mitezza di comportamenti. Liebig racconta che nel giardino zoologico di Giesen l'orso, se era costretto a mangiare carne al posto di vegetali, diveniva irrequieto e pericoloso. Si può quindi affermare che l'igiene fisica è anche, e sempre, igiene mentale, come sosteneva J .Dalemont, descrivendo la storia dell'alimentazione umana nel suo lavoro "Manuale di igiene mentale".

Noi in media oggi mangiamo in gran parte cibi prodotti dall'industria, venduti solo a scopo di profitto e ignorando le nostre autentiche necessità alimentari naturali. Come la medicina ufficiale è condizionata e finanziata dall'industria farmaceutica, così la cosiddetta "scienza dell'alimentazione" è completamente nelle mani dell'industria chimica del cibo. La logica disumana del profitto spinge gli industriali dell'alimentazione a risparmiare quanto più possibile nella produzione del cibo, ricorrendo ad ingredienti di costo inferiore e quindi di bassa qualità, curando invece le apparenze con il ricorso a coloranti e confezioni affascinanti, onde ingannare i consumatori superficiali.

Secondo un recente rapporto pubblicato sulla rivista Lancet, un futuro in cui la produzione di cibo sia sostenibile e sufficiente a nutrire un pianeta sempre più popolato, richiederà non solo un cambiamento dei tipi di carne consumata, ma anche la sua sostanziale riduzione: la carne dovrebbe insomma tornare ad essere un cibo "di lusso". Ogni giorno, nel mondo, nei paesi ricchi così come nei paesi meno ricchi, milioni di cittadini si recano nei ristoranti delle maggiori catene di fast-food per alimentarsi. La McDonald’s che è la più nota ne ha 30.000 sparsi in tutto il mondo, Burger King 11.000, Kentucky Fried Chicken 13.000, Taco Bell 6.500, Pizza Hut 12.000. Nato negli USA negli anni trenta ma diffusosi nella seconda metà del Novecento, il fast-food rappresenta un alimento tipico della seconda rivoluzione alimentare. Si tratta di hot-dog, hamburger, patatine fritte, pollo fritto, conditi con ketchup, senape e pizza. Cibo di rapida preparazione, standardizzato nelle forme e nei condimenti, è venduto a basso prezzo. Questo è un fattore del suo successo. Se in tutto il mondo i maggiori utenti sono gli adolescenti anche gli adulti per fedeltà generazionale, specialmente negli USA, ne fanno largo uso. I ritmi frenetici della vita quotidiana nei grandi agglomerati urbani, inoltre, ne favoriscono il consumo. Gli studi critici che sono già apparsi, evidenziano le conseguenze disastrose sulla salute dei suoi consumatori e le ripercussioni sociali e culturali dell’industria del fast-food.

"l'essere umano è anzitutto ciò che mangia e sulla base di questo è ciò che pensa." (CIT.)

297 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page