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  • Immagine del redattoredr. Simone Iannone

UNA VITA e IL TUO MENU DI PASQUA

Aggiornamento: 2 lug 2020


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Nell’ 800, il poeta romantico inglese P.B. Shelley vagheggiava un mondo ideale in cui:

“ L’uomo non uccide più l’agnello dai dolci occhi e ha smesso di divorare le carni macellate, che per vendetta delle violate leggi di natura, sprigionavano nel suo corpo putridi umori “

Nel 1885, anche lo scrittore russo Lev Tolstoj decide di diventare vegetariano, ex-cacciatore diventato convinto assertore della non violenza. “


Mangiar carne”, scriveva, “è immorale perché presuppone un’azione contraria al sentimento morale, quella di uccidere. Uccidendo, l’uomo cancella in se stesso le più alte capacità spirituali, l’amore e la compassione per altre creature”.


Da Pitagora a Benjiamin Franklin, passando da Platone, Socrate fino a Leonardo da Vinci, molti sono gli scrittori, filosofi, poeti o scienziati che ancor oggi regalano pensieri per sostenere la cultura della vita.


Non siamo più nel medioevo e non è più necessario sacrificare vite per arcaici rituali religiosi, è necessario passare da una cultura della morte ad una cultura del rispetto della vita in qualsiasi modo essa si manifesti. L’uccisione di un agnello o di una pecora è un delitto contro la natura, saranno uccisi circa 700.000 agnelli per queste festività. Non è una celebrazione religiosa ma un rituale perverso che mira a soddisfare l’egoico potere dell’uomo sulla natura. Restare indifferenti è la cosa che ci riesce meglio, eppure basterebbe poco per variare il menù di Pasqua e lasciare che la vita continui a scorrere. Che senso ha infliggere sofferenza agli altri quando noi stessi cerchiamo di sfuggirla? Che senso ha utilizzare gli animali in pubblicità idiote per comprare l’interesse e la fiducia di un bambino se poi la favola ha un finale disumano? Come reagirebbe un bambino davanti all’uccisione di un animale indifeso? Sarebbe sicuramente una violenza per la sensibilità di quel bambino, mi chiedo perché non lo è più per molti di noi “adulti”. Forse perché semplicemente la crudeltà è diventata la normalità.


L’uomo non si vergogna mai di questa sua miserevole incoerenza. E forse la gastronomia gli fa anche dimenticare che la quaresima o “digiuno ecclesiastico” che ricopre i quaranta giorni prima della Pasqua, rappresenta un lasso di tempo in cui è vietato mangiare carne. Ma siccome trascorrere quaranta giorni senza una bistecca o dell’affettato sul piatto è inconcepibile, non contento, decide di dare il meglio di sé in un’unica giornata, massacrando 700.000 agnelli. Sicuramente questo è un atteggiamento coerente, disgustoso ma coerente, che sottolinea l’incapacità di valorizzare e rispettare il diverso, l’indifeso.


Questi aspetti vengono enfatizzati dal modo in cui, prima di ucciderli, l’uomo tratta questi animali. Rinchiusi in spazi molto ristretti, costretti a calpestarsi per il nervosismo e lo stress. Sottoposti alla pesatura di gruppo in cui vengono legati e issati per le zampe, questo comporta fratture e stiramenti muscolari. Vengono presi con non curanza e violenza, trascinati da terra e lanciati sui camion. Nei macelli spesso l’elettronarcosi non funziona, al momento dello sgozzamento gli animali sono ancora coscienti di cosa gli stia capitando, scalciano e si dimenano fino alla morte che arriva per dissanguameto. Basterebbe avere alcune immagini davanti agli occhi prima di ordinare un menù per riflettere e cambiare le nostre scelte.


Sempre più persone decidono di adottare un alimentazione a base vegetale, per la propria salute e per la condivisione coerente e sostenibile dell’ambiente.


Sei ancora in tempo per decidere di festeggiare questa Pasqua senza inutili sofferenze, basta agire e aver la forza delle proprie idee.


Buona Pasqua


Dr. Simone

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